OPERE, TEMI, ARTISTI. COSTRUIAMO UNA MOSTRA VIRTUALE – Félix Bracquemond, La Terrazza, acquaforte, 1876, opera raccontata da Daniela Grassellini

Museo della Grafica di Pisa (Palazzo Lanfranchi) 25 Maggio 2020

Félix Bracquemond, La Terrazza, acquaforte, 1876

 

I coniugi Bracquemond: due percorsi artistici divergenti

In questa acquaforte del 1876 intitolata La Terrazza, Félix Bracquemond raffigura la moglie Marie mentre dipinge la sorella Louise nella loro prima casa, in Rue Pontin a Sèvres.

L’incisione, uno dei lavori più significativi dell’artista, fu eseguita nell’anno della seconda Esposizione Impressionista ed esposta, successivamente, nella quarta. La specificità dell’opera grafica di Bracquemond, che si basa sul rapporto “colore/pittura en plein air”, emerge chiaramente in questa opera, dove l’effetto della luce è magistralmente interpretato nei bianchi dell’abito e dell’ombrellino di Louise, molto luminosi in quanto esposti direttamente al sole, mentre l’abito di Marie è reso con un nero assoluto.  L’acquaforte suggerisce come già negli anni ‘70 i due coniugi fossero impegnati a meditare su comuni problemi stilistici che avrebbero, tuttavia, imboccato presto percorsi divergenti.

Nei successivi dipinti, Louise in giardino e nel Ritratto a Cambrai, Marie abbraccia infatti decisamente lo “stile” impressionista che la  induce a “spazzare via il diaframma che separa l’atelier dalla vita comune … Era necessario far uscire il pittore dal suo guscio, dal suo chiostro dove è in rapporto solo con il cielo e riportarlo tra gli uomini nel mondo… la nostra esistenza scorre in stanze chiuse o nella strada e che le stanze, la strada hanno le loro speciali leggi di luce e di espressione” (E. Duranty, La nouvelle Peinture, 1876).  La fuga dal soffocante atelier e l’apprezzamento del “plein air” provoca nella pittrice un decisivo e incolmabile solco nei confronti delle idee del Félix, secondo quanto focalizzato anche da Charpentier nel 1885 (Du Dessin et de la Couleur).  Se Marie si era schierata decisamente  a fianco degli Impressionisti,  il marito continuava a difendere e a privilegiare l’interesse primario per i modelli,  considerando la  scala dei bianchi e dei neri “come il solo fattore determinante dell’opera d’arte, ed il lavoro nello studio come il solo mezzo per raggiungere la  perfezione”. Alla preminenza del disegno, Marie contrappone quella del colore (Jean-Paul Bouillon, Marie Bracquemond: The Lady with Parasol, 2008).

Sono i rispettivi percorsi artistici a spiegare queste divergenze. Félix Bracquemond, incisore eccellente nell’acquaforte, allievo di Guichard e di Ingres, frequentatore del Caffè Guerboise, aveva curato il profilo di Manet per l’opuscolo che Zola aveva dedicato all’artista. Aveva anche collaborato  con  Manet, Degas e Pissarro, offrendo loro la sua profonda  maestria nelle tecniche incisorie.

Il suo interesse per la grafica  era stato rafforzato  dalla scoperta nel 1856  del  volumetto Manga, una raccolta di incisioni di Hokusai, che egli mostrava a tutti  con ammirazione. L’orientalismo lo aveva affascinato e cercava spesso l’inspirazione, per le proprie incisioni, persino nei negozi dei Grandi Magazzini: aveva, ad esempio, informato gli aggiornati e curiosi fratelli Goncourt di una preziosa partita di tappeti orientali che Boucicaut aveva acquistato per il Bon Marché. L’artista aveva  lavorato anche per la fabbrica di porcellane di Charles Haviland di Limoges ed esposto nelle esposizioni collettive degli impressionisti nel 1874, nel 1879  nel 1880.

Dal canto suo Marie rappresenta, nel nutrito stuolo delle donne pittrici di quegli anni, una figura certamente singolare, di statura artistica interessante, sebbene il riconoscimento della sua opera sia avvenuto con colpevole ritardo. A ciò dovette contribuire il fatto che era la moglie di un artista affermato, dotato di una forte personalità e agguerrito sostenitore di teorie molto strutturate che pesarono certamente sul suo percorso creativo e sul suo conseguente apprezzamento. Se la pittrice può vantare una lunga carriera artistica che va dal 1850 fino ai primi anni del ‘900, l’adesione alla temperie impressionista durò solo dal 1875 al 1890. Il percorso cronologico delle sue opere è tuttavia assai difficile da precisare, a causa della scarsa documentazione.  Prima degli anni ’70 possiamo ricostruire i suoi interessi attraverso la testimonianza del fratello Pierre Quivoron, che ricorda che la creatività pittorica di Marie era stata influenzata da una poetica romantica di radice medievaleggiante. Come il marito, si occupò anche ella di decorazione ceramica, lavorando presso gli stessi Haviland di Limoges.

Se per ambedue i coniugi risultò determinate l’incontro, già a metà degli anni ’50, con Ingres, in un rapporto che si protrasse con alterne fasi di “odi et amo”, meno problematico risultò quello con i suoi allievi Jean–Hippolythe  Flandrin e con Desirée François Laugée, quest’ ultimo testimone alle loro  nozze avvenute nel 1869. Se l’influenza di Ingres risulta evidente nel ritratto della madre dipinto da Marie (mai esposto e ora in collezione privata), è noto che i due coniugi intrattennero stretti rapporti, non privi di divergenze, anche con Paul Gauguin.

Daniela Grassellini

L’acquaforte di Félix Bracquemond “La Terrazza” è stata esposta nella mostra ‘Da Corot a Renoir. Incisioni francesi dell’Ottocento’ (Museo della Grafica, 17 giugno – 20 novembre 2011)

 

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Rivedi qui le opere pubblicate nelle settimane precedenti:   

Tono Zancanaro, Paolo e Francesca (Inferno, V), litografia su cartoncino bianco, 1966

   

“I fichi di Dante” di Antonio Possenti, opera raccontata da Maria Cristina Cabani   

Paolo Lapi, In campagna, acquaforte, 1979     

     

Furio de Denaro, Autoritratto, bulino, 1985 – Autoritratto, bulino, 1992

Franco Anichini, Santa Maria della Spina, acquaforte, 2012

 

Valerio Mezzetti, Exlibris, Omaggio a Carlo Lasinio, xilografia, 2007 e Galileo. Il gomitolo di stelle, xilografia, 2009

Almina Dovati Fusi, Sovrapposizione n. 2, acquaforte, opera raccontata da Lucia Tongiorgi Tomasi

Fabrizio Pizzanelli, Alla stazione di San Frediano, acquaforte, 1992